Saloni del Libro: questo matrimonio non s’ha da fare!

Sembra di sentire la voce di Don Rodrigo, con tono deciso e di comando, dietro al tanto auspicato matrimonio tra Milano e Torino per un’unica manifestazione del Salone del Libro. I ministri Dario Franceschini (Beni culturali) e Stefania Giannini (Istruzione) si augurano che si raggiunga presto un armistizio tra le parti e di creare una manifestazione capace di valorizzare entrambe le location, ma per ora le due città continuano a correre su binari paralleli.

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Il sindaco del capoluogo del Piemonte, Chiara Appendino (non certo debole come Don Abbondio), non digerisce l’ipotesi che si faccia una sorta di festival culturale a Torino e a Milano la vera e propria fiera del libro. A sostenerla ci sono gli “Amici del Salone Internazionale del Libro”: più o meno settanta editori a difesa della terza manifestazione più importante d’Europa, dopo Londra e Francoforte.

D’altra parte neanche Milano ha intenzione di rinunciare alla grande kermesse “Fabbrica del libro”, ed è qui che entra in gioco L’Aie (Associazione Italiana Editori) che, con un documento inviato a tutti gli associati, richiede di rinunciare a Torino in favore di Milano. L’Aie in serata ha poi precisato: «Il dialogo con Torino ci risulta ancora aperto e lo sarà fino all’incontro di domani (oggi, ndr) con il Ministro Franceschini.

L’Aie ha presentato una proposta articolata che tiene conto, come hanno chiesto i ministri, dell’intera filiera del libro. L’obiettivo è creare una grande manifestazione che possa coinvolgere tutti i sette milioni di lettori della Lombardia e del Piemonte e attrarre pubblico e professionisti da tutto il Paese. Un grande e unico evento che veda ogni luogo valorizzato in una sua specificità». Una soluzione sembra esserci: dislocare le due fiere nel tempo. Milano tra gennaio e febbraio e Torino per l’inizio dell’estate. Alcuni editori l’hanno già proposto. Ma come spesso accade in Italia, giocare a braccio di ferro, è molto più divertente.

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